Libertus; 2016, geolite, ferro, valigia, maschera antigas e foglia d’oro; 51 x 64 x 60 cm
Libertus era, in latino, uno schiavo liberato. La schiavitù non riguardava solo gli aspetti lavorativi, ma anche la mancanza di libertà di espressione. Chi ne era soggetto, infatti, subiva coercizioni fisiche e di parola. A essere schiava era anche la sua bocca, impedita dal prendere parola in pubblico, e quindi ad assumere un ruolo sociale riconosciuto, degno di ascolto. Proprio per questo in futuro saranno proprio i Libertini ad incarnare l’immagine dei liberi pensatori, affrancati dall’asservimento a dogmatismi e a convenzioni ipocrite, bigotte, acritiche. Essere liberi significa innanzitutto essere liberi di pensare, di parlare, di essere partecipi e attori nel tessuto sociale; significa dare peso, voce e corpo alla propria appartenenza comunitaria. La libertà non è affatto globale e condivisa dai popoli, a tanti secoli di distanza dallo schiavismo degli antichi. Anche assente o repressa e soffocata, è quanto più spaventa e preoccupa i regimi.
Libertus; 2016, geolite, iron, bag, anti-gas mask and golden leaf; 51 x 64 x 60 cm
Libertus was, in latin, a freed slave. Slavery did not pertain solely the working sphere, but also the lack of freedom of expression. Slaves were subjected to physical and expressive coercions. Also, their mouth was enslaved, impeded from taking the floor in public, and thus, assume a recognized social role, deserving to be listened to. For these reasons indeed, Libertines will, the future, come to embody the image of free thinkers, not subjugated anymore to dogmatism and deceiving, self-righteous, unquestioning norms. To be free means, above all, to be free to think, talk, to be part of the social fabric; it means to give importance, voice, and body to one’s own community affinity. Freedom is not global and not shared among the people, even many centuries after the slavery of ancient people. Even when absent, repressed or suffocated, freedom frightens and alarms regimes.